Sabrina Santamaria

 

Sfogliare le pagine dei sogni è accorgersi di esser vivi
allora sognare è vivere cioè abbracciar l’infinito.

"Amore all'improvviso"( Predazzo editore) di Monica Antonella Sabella

 ( Recensione a cura di Sabrina Santamaria edita dalla Rivista Internazionale "Le Muse")

I ricordi dolorosi o quelli nostalgici tornano sempre nei nostri incubi per tormentarci, soprattutto nel momento in cui percepiamo un profondo senso di solitudine le gioie dei nostri momenti pregressi ci conducono negli abissi di una trascorsa felicità che sembra  non tornare più. 
Inghiottita nella voragine del suo vissuto doloroso Hellen Sabelli, la protagonista del romanzo  “Amore all’improvviso” di Monica Antonella Sabella (Pedrazzi Editore),  è inconsciamente fossilizzata come un’ameba e i suoi impulsi cerebrali sono intorbiditi come se ad un certo punto la giovane Hellen avesse deciso  di sostare, solo ed esclusivamente, nel teatrale retroscena della pantomima stereotipata dal suo palcoscenico mentale, allo stessa stregua dei mitici protagonisti dei romanzi pirandelliani ad esempio Mattia Pascal e Vitangelo Moscarda vorrebbe cambiare il corso degli eventi;  all’inizio sembra tentarci, ma senza successo. 
Ella si sente stritolata dalla morsa traumatica dell’amore perduto infatti la morte tragica di Simone, un giovane avvocato con il quale era fidanzata, è il vertice della parabola discendente che fa la sprofondare nella più fitta  tristezza; sebbene quest’ultima sembri reagire la sua ferita sentimentale  le lacera il cuore neanche i frequenti consigli della sua migliore amica Vittoria sortiscono un effetto sull’apatico  comportamento della nostra protagonista la quale rimane fermamente convinta a non implicarsi in una nuova relazione sentimentale: <<Devi tornare a vivere! Lui non c’è più! La devi smettere!  Basta!>> (…) <<Hellen, non puoi riportalo in vita! Sono ormai due anni che ti sei annullata in tutto. Usciamo insieme! Conosci altri ragazzi, dai la possibilità a qualcun altro! Lo sai c’è mio fratello Giacomo che da quando eravamo piccole ti fa il filo! Dagli una chance!>>. 
Il cinismo di Vittoria unita  alla sua tendenza a voler trovare il pieno appagamento sessuale  nelle relazioni, a volte, infastidiscono Hellen perché la nostra protagonista è un’inguaribile romantica che ha fatto voto a un sentimentalismo scisso da ogni possibile interesse economico; quindi strattonata dal suo stesso destino ella dipinge il quadro delle sue giornate con delle tinte fosche e grigie, al suo ovattato presente che la svilisce e la mortifica reagisce con il pianto e con la forza dell’immaginazione che la riporta magicamente ai suoi felici anni  con Simone. 
La vita potrebbe riservarci delle sorprese? O il presente rimane presentificato schiacciato dalle ore ripiegate su se stesse? Una scelta può condizionare il susseguirsi degli eventi futuri? E in quale misura? L’offerta lavorativa, nella città di  Londra(all’inizio del romanzo la nostra giovane vive a Roma), di Jonathan Simoni, ricco impresario il quale è già sposato con Veronica, ma separato a causa dell’innamoramento di quest’ultima per Paolo, fratello di Jonathan sarà la scintilla di mezzanotte che scoccherà cambiando, in quell’istante, la squallida routine di Hellen.  Uomo schivo e rude, ha uno sguardo glaciale che non si apre all’affetto altrui, il suo animo appare tiepido e irreggimentato da una  sorta di freddezza  che gli fa giudicare negativamente le persone che gli stanno accanto; tutti lo considerano un uomo spregevole e irragionevole. Il suo unico scopo per sopravvivere è la sua piccola Marta tanto è vero che il lavoro di Hellen sarà quello di fare l’insegnante privato di questa adorabile bambina.  Forse, in realtà, Jonathan è solo vittima di un reo destino che ha spinto anche lui  in una voragine infernale? Davvero il signor  Simoni è una persona diabolica senza nemmeno una parvenza di sensibilità?
 Di certo, come il lettore scoprirà, il nostro Jonathan è il fatidico caso dell’essere umano ammalato di carenza d’affetto   per via delle cattiverie e dei torti subiti ingiustamente soprattutto quando a tradire sono le “persone fidate” che noi riteniamo di amare più di tutte. A far da corollario e a pagare lo scotto della sofferenza del signor Simoni è il personale che lavora nella sua villa infatti Ester, Adele e Luca subiscono maggiormente gli effetti della rabbia repressa di Jonathan il quale, spesse volte, si abbandona a ingiustificati crisi di nervi accompagnati da scatti di ira e a sproloqui reiterati.  La vicinanza con la nostra giovane li porterà a un innamoramento(all’inizio confusa per una semplice infatuazione).
 Il nostro Jonathan somiglia moltissimo al signor Darci del famoso romanzo “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, fra l’altro nel suo quasi insanabile bovarismo ombreggia il veleno mortifero di Heathcliff (protagonista del romanzo “Cime tempestose”), però a differenza del personaggio di Emily Brontë, questi subisce il male, ma non trama la vendetta infatti saranno gli eventi a fare il loro corso quindi direi che egli si ravvede dal premeditare azioni malvagie.   L’incontro con Hellen aiuterà entrambi a uscire dalle loro gabbie e a distruggere i serrati lucchetti che loro stessi hanno contribuito a costruirsi? I nostri protagonisti abbandoneranno le loro ampolle di vetro per cominciare un cammino insieme amandosi davvero? Solo socchiudendo gli usci della loro anima  Jonathan e Hellen non si guarderanno vivere e faranno cadere le loro maschere perché abbandonando il teatrale scenario in cui hanno recitato riescono a riesumare i loro genuini sentimenti ricacciando dai loro pensieri tutte le loro paranoie che hanno costernato le loro storie di vita in cui i traumi saranno ferite rimarginate. 
Sabrina Santamaria
 

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