"Bianco antico"(Aletti editore) di Francesca d'Errico
- Autore: Francesca d'Errico
- Titolo: Bianco antico
- Casa editrice: Aletti Editore
(Recensione edita nel Bimestrale "Le Muse"-Ottobre 2020: Direttrice Maria Teresa Liuzzo, Vicedirettore Davide Borruto)
“Bianco antico”(Aletti Editore) di Francesca d’Errico
(a cura di Sabrina Santamaria)
Assaporare il retrogusto antico e antichizzato di un mare pescoso di ricordi ci fa percepire un po’ di sana nostalgia congiunta all’amore spassionato per gli anni trascorsi ove l’information over load non esisteva e ogni utente traeva la propria conoscenza dalla carta stampata, il web ancora era solo rudimentale; essere ricondotti da una raccolta poetica in questo mantra del “chiare freschi e dolci acque” è maggiormente coinvolgente e rilassante, “Bianco antico” evoca delicatamente questa rivalorizzazione di un’epoca che le nuove generazioni potrebbero etichettarla obsoleta, superata o poco all’avanguardia. L’autrice Francesca d’Errico vuol far riscoprire ai lettori la genuinità del secolo scorso, io oserei asserire, ci rimembra la purezza di un tempo trascorso. Le poesie racchiuse in questa silloge trasmettono quiete, un senso di pace e, soprattutto di armonia con il tempo, negli anni del secolo scorso, scandito da una linea cronologica con un andamento lineare e distensivo caratterizzato dai punti di forza dell’epoca moderna e non postmoderna, come quella di oggi, che ci infligge standard di vita elevati e alla perenne incertezza esistenziale, economica e sentimentale infatti lo studioso Bauman, per primo, ha coniato la dicotomia fra mondo moderno caratterizzato dalla solidità e il mondo postmoderno di per sé liquido e incerto; la nostra poetessa, seppur velatamente, smaschera questo senso di precarietà divenuta, inconsapevolmente, una zavorra per l’uomo del secondo millennio. Questa raccolta poetica è breve di brossura, ma è profondamente ricca di contenuti e significati, fra l’altro Francesca d’Errico, con il suo animo da poetessa, si avvale di figure retoriche come l’iperbole e la metafora: “Svolto ed imbocco una magica sintassi fra sentieri di pietrisco. Accarezzo l’aria con illogica andatura delle gote in fiamme. Incustodita commozione di anonimo ristoro emancipato dall’inchiostro.”( Magica sintassi, pag 11). Oltre a ripercorrere i sentieri antichi, la nostra scrittrice scandaglia l’habitus nei meandri più oscuri della sua mente e non cela bensì, a volte, mette a nudo il suo stato d’animo, che a volte sembra un mare agitato a volte, invece, un oceano limpido in cui ci si può tuffare, basta avere un pizzico di fiducia nella recondita umanità che risiede in “Bianco antico”. Ogni sensazione di Francesca d’Errico è confrontata con paesaggi eterogenei e componenti di essi tanto è vero che in questa opera letteraria si annoverano titoli poetici “Coppa di marea”, “Rivoli d’acqua”, “Selvatiche fogge”, “Valle di genziane”, “Conchiglie”, “La scogliera”, “La medusa” e “La ginestra”. Nel libro traspare l’idea della limpidezza, della chiarezza anche perché l’autrice è genuina nelle sue espressioni, la sincerità alberga nei versi poetici di colei che non si nasconde dietro falsi schemi eruditi che comprimono e ghettizzano la poesia stessa, questa è un’altra ragione del titolo “Bianco antico”, il bianco è il colore della chiarezza e della luminosità quindi l’autrice scuote la polvere depositata nello scrigno dei suoi ricordi e decide di farli luccicare e brillare in una silloge dai toni soavi e sublimi. La cupidigia dei tempi attuali non ha divorato le pietre preziose dell’antichità(ricordi, stati d’animo, sensazioni, emozioni) che, come un tesoro, sono state ritrovate dopo decenni; senza memoria non possiamo vivere il nostro presente e nemmeno proiettare il nostro futuro dunque il passato è un patrimonio(antico, giammai vecchio) inestimabile dell’uomo contemporaneo, che costituisce l’acme e lo zoccolo duro di questa fatica letteraria sarà annoverata tra i capolavori della letteratura italiana di tutti i tempi.
Sabrina Santamaria
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