Sabrina Santamaria

 

Sfogliare le pagine dei sogni è accorgersi di esser vivi
allora sognare è vivere cioè abbracciar l’infinito.

"Luce in fondo al tunnel" di Clara Bessi

 

(Recensione a cura di Sabrina Santamaria edita dalla Rivista Internazionale "Le Muse)
Un battito d’ali di farfalla che si adagia lieta fra gli angoli inconsueti del cuore dell’autrice caldeggia in modo appassionato le pagine di questa breve, ma intensa raccolta poetica. Il sentimento nutrito incondizionatamente da Clara Bessi è una “rosa nel deserto”, come la nostra poetessa sostiene nella sua nota critica: “Un amore  straordinario, sigillato dalla grazia discreta di una Musa capace di esprimere con la trasparenza di un cielo azzurro, tutto lo stupore  che solo il miracolo di una rosa nel deserto potrebbe destare.” Nella poetica di Clara Bessi l’amore stesso, come sintagma puro, è l’architrave portante che sostiene l’estasi di un’isola in cui decidono di salpare solo i temerari, coloro i quali sono teppisti che imbrattano le loro pulsioni istintive con colori vividi e fervidi; in questo caso le tinte amorose potrebbero essere fosche o ambrate, lo “Sturm und drang”(un noto movimento tedesco del romanticismo, in italiano “tempesta e assalto”), si ricolloca fra gli abissi soffocati, fra gli amplessi irrazionali dell’autrice la quale risulta piuttosto defilata dal razionalismo. La luce che fa brillare una nuova aurora impregnata da una pacata allegrezza funge da ispirazione: “Il gelo? Io non so che cosa sia…/ perché non mi appartiene./ Ho nelle mani l’oro e la follia./(…) E succhio il male/ dalle rocce mute,/ ne faccio acute note di poesia.” (Danza nel vento, pag 6) È  un chiarore che finalmente è stato trovato come un tesoro nascosto?  Oppure è il bramare di una nascente aurora a scintillar in antitesi durante  un plenilunio o al candore di una tiepida luna? : “La corda è tesa nello sforzo/  di sollevare un’emozione/ che sveli tracce/ d’identità perduta,/ la rotta da seguire / e il vento amico/ per navigare/ verso i propri sogni.” (Mistero dell’anima, pag  46). Il suo amore è un’altalena, al caldeggiare di un giorno soleggiato, Clara Bessi si sente appagata dal leggero ondeggiare di crescenti emozioni: “ Marte m’impose/ silenzi laceranti./ Poi venne Afrodite…/ mi parlò.” ( Consacrazione ad Apollo, pag 5); la sua natura femminile che trasuda dalle sue poesie è un incedere di dea puro e genuino; l’autrice è una donna che avverte dentro di sé i dardi infuocati di cupido nonostante la poetessa  sappia reagire dalle sue stesse ceneri ella non ne rimane propriamente indenne infatti dal suo tormentato e contrastato limbo germoglia il frutto del suo patimento in cui il lettore più attento serberà gli stralci di una gioia inespressa, ma prossima a sbocciare: “Amore ricevette le sue ali/ Si disse: << Vola…sconfiggi tutti i mali>>”(Amore con le ali, pag 5). I testi poetici racchiusi in “Luce in fondo al tunnel” esprimono le ansie e le angosce per la presunta perdita della persona amata e come se la nostra poetessa sostenesse che ogni perla preziosa non ha alcun valore se non è presente l’amour dans l’ésprit du coeur, infatti in Clara Bessi albergano i piccoli semi della letteratura ottocentesca e, in particolare, romantica come le Lirical Ballads  del 1798 di Wordsword e Coleridge, Cime tempestose di Emily Bronte, Anna Karenina di Lev Tolstoj, Madame Bovary di Gustave Flaubert e, per certi aspetti, infine, possiamo individuare qualche frammento del romanzo Orgoglio e pregiudizio di Jane Austin; l’autrice si identifica con la delusione di Ofelia e con il dubbio amletico infatti sparsi fra i suoi versi i fatidici drammi del personaggio shakespeariano: “Essere o non essere./ Amleto sempre si dibatte/ tra l’uno e l’altro senza soluzione.”(Domanda inutile, pag 10). La passione amorosa è un fuoco che accende i desideri languidi e vermigli della poetessa; follia amorosa che consuma il desiderio che diventa una damnatio ardente tanto da far bramare all’autrice notti avide di sogni, ma la sua non è cupidigia carnale in sé e per sé bensì è fulvida essenza d’amore che in questo caso si tramuta in un’ebbrezza divina come se la nostra autrice avesse sorseggiato l’inebriante vino contenuto nella coppa del Dio Bacco; in tal senso, altresì, lo spirito dionisiaco si tramuta nella sua ambita metà e diviene apollineo infatti grazie a questa trasfigurazione  il canto poetico diviene sub stantia  e solo, così, Clara Bessi infonde energia per plasmare la sua fatica letteraria infatti “Luce in fondo al tunnel” non è una raccolta poetica frivola, perciò risulta scevra da ogni minima forma di superficialità perfino il lessico e lo stile mirano a raggiungere l’abisso dell’oceanico e vulcanico sentire umano; direi che la nostra poetessa è colei che ha intravisto l’immensità di un orizzonte ancora inesplorato quindi “Luce in fondo al tunnel” dona la chiave ai lettori per calcare il prato di un fatato  giardino.
Sabrina Santamaria
 

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