"A passeggio con la vita" di Aldo Sisto
(Recensione a cura di Sabrina Santamaria edita dalla Rivista Internazionale "Le Muse")
Dondolarsi fra i propri inconsci labirinti mentali e far sfavillare le flebili scintille nascoste nell’animo sono due modi di manifestarsi che non possono non appartenere al poeta; soprattutto, nel momento in cui la caducità dell’uomo impatta con l’inevitabile infinito che sconfina ovunque perfino fra gli impulsi elettrici che danno energia ai nostri neuroni. Colui che scrive si scaglia contro la pochezza e la banalità del reale scrollandosi di dosso: le bugie, le infamie, le ingiustizie, le ingiurie; però, al di là, del becero lerciume il poeta sente profondamente dentro di sé la solitudine o l’inconsistenza esistenziale che si innalza come un “Homo homini lupus” hobbesiano, ma essa non riuscirà a sottomettere il suo indomabile spirito guerriero e non gli farà mai da padrona, bensì l’invadente solipsismo viene messo al servizio dello scrittore affinché questi abbia la possibilità di far fiorire i suoi oceani desertificati, infatti l’autore Aldo Sisto nel suo canzoniere “A passeggio con la vita” riesce a scorgere la parvenza della luce nel fitto tunnel della sua “insperata gioia”.
Chi è l’uomo che potrebbe sentirsi felice? In fondo, cos’è la felicità? Ce lo siamo chiesti tutti, però nessuno di noi è stato in grado di trovare una risposta completa ed esaustiva a questo interrogativo, direi, fin troppo usurato e apparentemente scontato; nel caso del nostro autore la felicità non è un’affezione spinoziana, poiché rasenta le scuole filosofiche che hanno preso spunto da Epicuro e dallo stoicismo tanto è vero che in “A passeggio con la vita” Aldo Sisto brama con ardore la pace interiore a prescindere dagli avvenimenti esterni che, seppur lievemente, causano uno sfumato tormento interiore. Nel labirinto del suo andirivieni emotivo la sua biga alata, di platonica memoria, compie la dovuta missione di condurlo nel fantomatico “mondo delle idee” altresì Aldo Sisto infonde coraggio e forza con l’obiettivo di costruire una domus confacente ai suoi innumerevoli sé che emergono, di volta in volta, man mano che il lettore si appresta fra le varie sezioni di questo canzoniere, a dir poco, di alto pregio letterario. L’autore è pienamente consapevole che la vita è un’entità a sé stante, essa non gli appartiene come oggettivizzazione da serbare fra le tasche di un ego smisurato che frantuma in pezzi irrecuperabili la storia di molti vissuti che si credettero intramontabili e immortali, cosciente della corruttibilità umana Aldo Sisto non sfida la vita in duello, ma la accoglie come compagna fidata dei suoi giorni che scorrono veloci o lenti, in ogni caso egli adora pizzicare le corde per accordare melodiose sinfonie che i ricordi, sparsi nella memoria, gli suscitano: “ Sei rimasta lì/ nel vibrato di quell’ultima nota/ nel rimpianto di ore felici” ( L’ultima nota, pag 19), “I morti vedono i vivi?/ Chissà?!/ Magari fosse vero!/ Quella ti fa nuovamente vivo/ e ti porta nella mia casa/ a farmi visita/ come ai bei tempi andati.” (La foto dell’amico, pag 26). L’infinito costella le riflessioni poetiche del nostro autore infatti quest’ultimo riesce ad abbracciare la vita perché essa è imprevedibilità e incommensurabilità quindi l’accettazione della propria sorte, anche se a tratti pare sconvolgerlo, è l’unico modo per coadiuvare con la serenità dell’anima: “Il mortale non regge il sempiterno/ e il finito soccombe all’infinito./ O tu, viandante, pellegrino sulla terra,/ tanto hai visto,/ tanto hai scoperto,/ arresta il tuo faticoso andare./ Partito da un punto fermo/ non sai nel suo ruotare/ ove ti porterà il mondo/ e in chissà quale landa/ potrai esclamare “Son giunto!” (Viaggio intorno al mondo, pag 80). L’orationum scolpita nero su bianco in “A passeggio con la vita” si incastona pienamente nel mito narrante che diventa opera letteraria a tutto tondo, danno man forte al testo le figure retoriche del significato e del suono che arricchiscono il lessico e lo stile di Aldo Sisto; la sua poetica non è scevra da: ossimoro e iperbole: “L’alba cavalca/ già la tua onda più lontana/ e mi investe di rosa e rosso/incendiando le mie membra.” (Desiderio d’un soffio, pag 15), sono disseminate fra i vari componimenti sistiani anche l’anafora, l’anastrofe, l’ iperbato, la metafora, la similitudine e la metonimìa. Le poesie contenute nel canzoniere “A passeggio con la vita” appagano di una lieta malinconia il lettore, però lo spleen di Aldo Sisto si ammanta ad un ancoraggio esistenziale come la poetica di Umberto Saba difatti al pari di questo autore(ha scritto anche questi un canzoniere) il suo stile poetico racchiude un’erudita chiarezza che, difficilmente, i lettori riscontreranno in altri poemi e raccolte poetiche. “A passeggio con la vita” trasporta dolcemente i lettori verso una paca sintonia con i meandri linfatici dell’uomo affinché la vita diventi amica del vissuto umano e giammai una fervida rivale.
Sabrina Santamaria
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