Il Palazzo dei Pupi
- Autore: Pippo Di Vita
- Titolo: Il Palazzo dei Pupi
- Casa editrice: Armando Siciliano Editore 2022
Il Palazzo dei Pupi - Pippo Di Vita(Armando Siciliano Editore, 2022)
(a cura di Sabrina Santamaria)
Se potessimo tornare indietro da certi errori del passato credo che noi tutti lo faremmo, purtroppo, però, le conseguenze rimangono indelebili nel presente e certe onte si trascinano anche nel lungimirante futuro. Per comprendere intensamente le situazioni socio-culturali attuali non possiamo, di certo, prescindere dalle date storiche e da alcuni avvenimenti storico-sociali che hanno avuto un forte impatto nell’immaginario collettivo. Dall’assunto del crogiolo fra testimonianza e archivi storici muove le sue encomiabili fila l’autore Pippo Di Vita, pedante, professore di ampio respiro, eclettico e olistico allo stesso tempo.
Il suo saggio Il Palazzo dei Pupi(Armando Siciliano Editore, 2022) è un vero viaggio fra i processi, ci tengo a precisare impuniti, della mafia. L’autore, intanto, si chiede cosa sia la mafia, da quale etimologia deriva e soprattutto cosa sia davvero, in primis la mafia non è un’entità avulsa dallo Stato, anzi come sostennero alcuni sociologi, vedi i sostenitori della teoria dei Colletti bianchi la criminalità paradossalmente serve a mantenere lo status quo parsonsiano(vedi Talcott Parsons) quindi la mafia è dentro l’ordito statale e si muove indisturbata fra politica, pubblica amministrazione, sistemi religiosi, servizi segreti e massoneria. La mafia, sostiene il nostro scrittore, non è una semplessa organizzazione, bensì un sistema ben radicato nella società e nella forma mentis del cittadino comune fino a toccare gli alti gradi della magistratura corrotta e criminale che nei secoli non ha fatto altro che favorire i mafiosi a discapito della parte civile, come dire “fatta la legge trovato l’inganno”, alcune escamotage come la legittima suspicione, oppure far cadere in prescrizione il reato sono state il fiore all’occhiello di una magistratura corrotta e in particolare funsero da armi a favore di alcuni giudici “ammazza sentenze” in questi termini il nostro Pippo Di Vita definisce alcuni corpi dello stato deviati. Il titolo “Palazzo dei Pupi” è sarcastico e iperbolico, ma soprattutto, racchiude un’ipertrofica provocazione infatti altro non è che il Palazzo di Giustizia della città di Palermo, capoluogo della Sicilia, dove nasce il nostro saggista. Quest’ultimo risente di una ricoeuriana eco giacché la sua vocazione è memoriale(tutto parte da una testimonianza personale) dalla morte del suocero, il comandante Vito Ievolella, e dall’assassinio del suo padre spirituale Pino Puglisi, uomo cristiano prossimo ai giovani. Dalle testimonianze viventi di familiari che hanno perso i loro cari vittime della mafia(Giovanni Chinnici, Carmine Mancuso, Rita Borsellino) il nostro ha messo insieme un lavoro di appunti, processi e archivi, casi di cronaca percorrendo la storia(scevra da interpretazioni o approssimazioni) delle stragi, non solo mafiose, ma anche delle brigate rosse, durante i cosiddetti anni di piombo, le contestazioni giovanili del ’68 e le due guerre di mafia, in quanto alcune stragi non vanno percepite come scisse e distinte l’una dall’altra, tutto ha una logica ben precisa e un filo conduttore che l’autore con i documenti svela passo dopo passo con cognizione di causa, infatti vi è una fitta trama di losche relazioni fra cosche mafiose, politici, chiesa, magistratura, massoneria, servizi segreti deviati. L’autore si chiede come mai ancora non conosciamo i veri colpevoli della strage di Piazza Fontana, di Via d’Amelio, di Capaci? Perché appunto Totò Riina, Provenzano, i Greco, Inzerillo, Bontate, Matteo Messina Denaro non sono stati dei capi, ma dei pupi nelle mani dei pupari che certe malefatte le hanno permesse per scopi politici, diplomatici e massonici, tanto è vero sono stati spesso dei “parafulmini” per coprire i veri colpevoli di alcune stragi dove invece vi erano coinvolti servizi segreti, CIA e quant’altro. Se solo analizzassimo la realtà con occhi clinici e attenti ci accorgeremmo di quanto i mass media e i social network ci condizionano creando un pensiero massificato e spesso al gretto gregge vengono presentati solo slogan come sostenne Gustave Le Bon; gli apparati ideologici di stato ci condizionano e ci distolgono da una lettura obiettiva del nostro presente secolo condizionato da alcuni fatti di cronaca e avvenimenti storici di ben due secoli prima, come ci farà ben notare il nostro Pippo Di Vita. Il professore sente la responsabilità di seminare questo monito alle nuove generazioni affinché nulla vada perduto e ogni frammento della verità possa essere sovranamente ritrovato, egli lascia i lettori con questo interrogativo attuale: "Gli orrori del passato non li dobbiamo dimenticare, non dimenticandoli, come possiamo metabolizzarli e imparare a perdonarli? Forse facendo germogliare il deserto?"
Sabrina Santamaria